Signor Douglas Gonzalez, attualmente è responsabile del progetto «Bouger plus, Manger mieux!» per il programma cantonale Ça marche del Cantone di Vaud. Quali sono i Suoi compiti principali?
Nel quadro del programma cantonale sono stato invitato a sviluppare e attuare un progetto di promozione dell'attività fisica e dell'alimentazione sana rivolto alle popolazioni provenienti da ambiti di migrazione. Il progetto multiculturale «mon assiette, mes baskets» punta pertanto a radicarsi nella popolazione migrante e nelle comunità organizzate. La creazione di legami tra i miei partner e con i partecipanti è essenziale per affrontare argomenti tanto intimi quanto il sovrappeso ponderale, la nutrizione, l'attività e il movimento. Nella misura del possibile cerco di aprire le attività ai diversi migranti e ai non-migranti. Insieme ci muoviamo su tre assi. L'esercizio fisico pratica consiste in nordic walking, camminate nell'ambiente vicino (città, regione), danze, passeggiate a tema e iniziative bisemestrali «ça marche avec mon podomètre» (in marcia con il mio contapassi). Queste attività puntano a reintrodurre il movimento nella vita quotidiana o a valorizzarne l'importanza. La condivisione in tema di alimentazione, e quindi dei fornelli, e lo scambio di opinioni sulle strategie di acquisto mobilita una serie di partner esterni, proprio come l'ultimo asse, che consiste nell'affrontare la questione della salute, nel fare un bilancio e nel condividere le conoscenze utili.
Questa breve panoramica vi può permettere di capire la diversità delle mie attività, che rientrano sia nel campo del networking, della creazione di contatti e del lavoro diretto in loco, sia nell'organizzazione, pianificazione e gestione di partnership. La mia esperienza in seno alle associazioni si è rivelata preziosa, in questo contesto, al pari della mia formazione di ingegnere, essenziale per strutturare il progetto e il mio lavoro.
In quanto responsabile della pianificazione annuale delle attività di «Mon Assiette, Mes baskets», devo definire gli obiettivi a breve e medio termine. Parallelamente sono costantemente alla ricerca, e impegnato nella mobilitazione, di partner attivi sul territorio e di sostegno finanziario. Devo quindi creare legami privilegiati con le persone-chiave sia nell'ambito della migrazione, sia nell'ambito delle istituzioni connesse a tutti o quasi tutti gli ambiti della salute, della difesa dei consumatori, così come negli enti pubblici, comunali e cantonali ecc. Il fatto che il Programma Ça marche sia ospitato alle Ligues è importante poiché posso così avere un contatto privilegiato con programmi quali Allez Hop Romandie e Fourchette Verte. Fortunatamente mi avvalgo anche di un gruppo di colleghi molto dinamico e aperto. Coordino i workshop sul movimento e sulle escursioni, partecipo all'organizzazione di workshop o incontri culinari e mi occupo di seguire i partecipanti a fine corso: tutto ciò mi consente di tenere i piedi a terra. Infine gestisco la valutazione e redigo i rapporti di attività e di gestione. Per riuscire a seguire bene i diversi compiti è importante disporre di buoni strumenti.
Quali sono secondo Lei le sfide principali (gli ostacoli) per quanto riguarda la realizzazione di un progetto?
Per capire la posta in gioco occorre ricordare che opero in un contesto di salute comunitaria. La sfida principale consiste nell'introdurre un'attività ricca nel tempo libero dei partecipanti. Si tratta sia di inquadrare le loro aspettative, sia di essere reattivi e flessibili per far sì che le nostre offerte e proposte possano essere adeguate e rispondere in misura ottimale a tali aspettative. Infine bisogna riuscire a sincronizzare i paletti imposti dai finanziatori e gli imprevisti.
In che modo affronta personalmente queste sfide?
La flessibilità e la capacità di adattamento sono fondamentali. Tutto si basa sui legami, sulla fiducia e su uno spirito di servizio che non si può tradire o logorare. È quindi importante avere una grande apertura mentale e grandi abilità di negoziazione, sia con la base (i partecipanti), sia con i partner e i finanziatori.
Secondo Lei quali sono gli strumenti utili alla guida?
Faccio ampio uso delle carte euristiche («mind maps») per visualizzare in gruppo la struttura del progetto. Gli incontri o le sedute brevi di verifica sono importanti per sintonizzarsi. Infine risultano utili gli strumenti più tradizionali di gestione dei progetti quali i diagrammi di Gantt o i grafici di gestione, che possono essere creati con diversi mezzi o software (Excel, Mind View, XMind, …); in particolare lo strumento di gestione dei progetti di Quint-essenz permette di condividere online la creazione e la definizione di progetti in collaborazione, specialmente in occasione del processo di pianificazione.
Che cosa consiglierebbe a una persona senza esperienza che volesse assumere la guida di un progetto? A cosa deve fare particolarmente attenzione?
È difficile dare dei consigli senza conoscere il contesto dell'azione. Dalla mia esperienza, tuttavia, si potrebbero trarre diversi insegnamenti. La pianificazione teorica non corrisponde mai alla realtà che si trova sul posto. Bisogna quindi saper mollare la presa.
Bisogna inoltre sapere ascoltare le persone, mantenendo la rotta. Occorre quindi saper dare tutta la dovuta importanza agli elementi strategici e alla visione a lungo termine ed essere dotati di particolari abilità tattiche per reagire sempre in maniera pertinente e opportuna. Il pilota deve indicare la rotta ma bisogna fidarsi dei propri partner o colleghi. Deve sapere che non è unico depositario del sapere ma guardiano di un sapere condiviso. Per guadagnarsi il proprio posto e il rispetto degli altri occorre che tutti possano «respirare» e dare il meglio di sé nel progetto.